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Dzeko: "Riprendere la Serie A per chi rischia il lavoro. Mkhitaryan? Deve restare"

Le parole dell'attaccante bosniaco: "Sono d'accordo con Acerbi e Immobile, non può essere più sicuro allenarsi in un parco che in un centro sportivo"
Venerdì 01 maggio 2020
ROMA - A settembre diventerà padre per la quarta volta, Edin Dzeko può sorridere nonostante questo periodo di crisi dettato dall'emergenza Coronavirus. L'attaccante della Roma continua ad allenarsi dentro casa, ma trascorre anche molto tempo con la famiglia in attesa di poter tornare ad allenarsi a Trigoria: "Sono in formissima, mi alleno tutti i giorni. A casa però... Qualche settimana fa avevo detto che la nostra volontà è di giocare con sicurezza. Gli allenamenti? È assurdo che per noi giocatori possa essere più sicuro allenarci nei parchi che a Trigoria. La società ha fatto tante cose importanti negli ultimi mesi, e ha messo in sicurezza Trigoria per tornare ad allenarci. Saremmo più sicuri nel centro sportivo che in giro. Spero di tornare presto a Trigoria. Sono state dette tante cose ultimamente che non mi sono piaciute. Per me il calcio non significa solo i soldi, e non riguarda solo noi giocatori. C'è tanta gente che lavora nel calcio e che in questo momento può perdere il lavoro. Dobbiamo pensare anche a loro. Ci sono anche tante aziende che lavorano con la Roma o allo stadio, sono persone coinvolte nel calcio. Non mi va di parlare solo dei soldi dei calciatori, non è giusto. Anche altri giocatori di altre squadre, come Acerbi e Immobile, hanno evidenziato come non possa essere più sicuro correre nei parchi".

Com'è indossare la fascia?
"È un orgoglio, soprattutto dopo tanti capitani importati e romani. Essere capitano della Roma e non essere romano è ancora più un orgoglio, significa che ho fatto bene in questi anni. Spero di far felice i nostri tifosi, e che siano orgogliosi di avere un capitano bosniaco".

Il difensore più forte che ha affrontato?
"Ci sono tanti difensori forti nel calcio italiano, come Skriniar, Koulibaly, Chiellini. C'è anche Acerbi che la Lazio ha pagato molto poco per il suo valore. Uno che rompe tanto è Chiellini (ride, ndr)".

Il primo gol con la Roma è stato contro la Juventus.
"Qui Chiellini ancora non mi conosceva bene, ho fatto molto bene a proteggere il pallone. Non mi aspettavo di segnare, la palla di Iago Falque era un po' brutta (ride, ndr). Ho dato forza alla palla, e non era facile. L'esultanza poi è venuta proprio istintiva: il primo gol alla Juve non si scorda mai".

Le manca il clima di Manchester?
"Quello no (ride, ndr). Ho visto pochi giorni di sole rispetto a Roma... Quando ti svegli la mattina e vedi il sole già stai meglio".

Lei è mancino o destro?
"Sono destro, però tanti mi chiedono se sono sicuro! I gol più belli li ho fatti di sinistro, il mio preferito è quello contro il Chelsea. Era il più complicato e il più bello. Me lo sono rivisto tante volte, un gol così te lo devi rivedere spesso. I tifosi ci stanno sempre dietro, vengono in tutte le trasferte e quel gol con loro dietro ha un peso molto importante. È ancora più bello: siamo impazziti tutti dopo quel gol, noi giocatori e i tifosi".

Ha mai pensato cosa avrebbe fatto se non avesse fatto il calciatore?
"A scuola giocavo sempre a basket, forse per questo sono diventato così alto. Avevo anche un po' di tecnica".

Consigli per diventare calciatore?
"Serve il talento, ma non è indispensabile. Nelle giovanili in Bosnia c'erano tanti giocatori anche più talentuosi di me che non sono riusciti ad arrivare ad alti livelli. Bisogna lavorare tanto ed essere sempre positivi. Io tiro bene con il sinistro perché in Bosnia dopo gli allenamenti mi fermavo a tirare col piede debole".

Domanda di Nainggolan: Ma perché tiri sempre a giro e mai di collo?
"Perché non tiro abbastanza bene. Ma lo sai, mi hai visto negli allenamenti. E capisci di calcio!"

La sciarpa della Roma nella foto da piccolo?
"Eravamo in un torneo a Ferrara, diciotto anni fa. Siamo andati a comprare sciarpe e maglie dei club italiani. Ho comprato una sciarpa della Roma, e me l'ero anche dimenticato. Dopo tanti anni vedere questa foto mi rende ancora più orgoglioso essere adesso alla Roma".

Il miglior ricordo insieme a Kolarov?
"Il secondo gol che ho fatto contro il Chelsea. Lui batteva la punizione, io lo guardavo negli occhi e gli ho detto di metterla sul primo palo e ho segnato di testa. Ci siamo abbracciati al volo, un ricordo molto importante".

Come si sente ad essere considerato un simbolo per i suoi connazionali?
"Ho fatto una strada difficile dopo la guerra. Ne siamo usciti tutti forti e sono orgoglioso che i miei connazionali mi vedano come un simbolo, vuol dire che sto rappresentando la Bosnia in maniera giusta e importante".

La gara d'andata contro il Barça?
"Dopo la gara stavamo malissimo, durante la gara invece bene. Avevamo comunque fatto una partita importante. Nel primo tempo siamo stati sfortunati con l'autogol di De Rossi, e meritavamo uno o due rigori. Dopo il 3 a 0 ho pensato che fosse complicata. Ho fatto quel gol che ci ha dato speranza, ma poi quando abbiamo preso il quarto gol ero devastato. Tre gol al Barcellona nella gara di ritorno? Non avevo tante speranze... Poi invece è andata benissimo. Quando rivedo la partita continuo a stupirmi. Tanto merito a Di Francesco che ha preparato la partita in una maniera incredibile. Avevamo giocato tutti molto bene".

Le tre partite più belle nella Roma?
"Barcellona in casa, Chelsea fuori casa e tante altre..."

Il suo giudizio su Mkhitaryan?
"Mi è sempre piaciuto. Abbiamo entrambi giocato in Germania e in Inghilterra, adesso l'ho conosciuto come uomo ed è un bravissimo ragazzo. È un giocatore fantastico che la Roma vuole avere. Ho letto quello che ha detto il mister, e spero che resti qui anche nei prossimi anni. Giocatori come lui servono per fare risultati importanti".
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